Chiesa di Santa Maria di Castello

Chiesa di Santa Maria di Castello

La prima chiesa di Genova dedicata a Maria, edificata sulla collina di Castello, a ridosso della zona portuale del Molo, occupa un’area collinare di antichissimo insediamento: la stratificazione presenta fortificazioni preromane, romane e longobarde. Inseguito, l’edificazione del palazzo vescovile, fra i secoli IX e X, connotò la zona come sede del potere militare e religioso. Agli inizi del XII secolo lo spazio urbano circostante la chiesa doveva apparire organizzato da pochi elementi: a nord-ovest la «curia» degli Embriaci; più su le case dei Castello e della Collegiata; a ovest l’edificio della Canonica. Per l’ubicazione e per l’altezza della facciata , che si allineava col punto sommitale della collina, la chiesa costituiva l’oggetto più esteso ed articolato per chi saliva dalla città portuale; più alto di ogni volume emergente in pietra, se pure a quel tempo si fosse già eretta la torre degli Embriaci. Gli alti palazzi costruiti nel secolo scorso su piazza Cavour ci proibiscono ormai l’immagine della chiesa e del convento dominanti sulla collina, come si offrivano a chi giungeva a Genova dal mare.


Struttura architettonica

Esterni

Intorno al primo quarto del XII secolo, fu eretta la chiesa romanica sulla stessa area di un antico santuario fondato pare, dal re longobardo Ariperto nel 658. Il nuovo tempio fu progettato e portato a termine dai magistri antelami, protagonisti assoluti dell’arte romanica a Genova. Al centro della facciata a spioventi, con oculo romanico murato, campeggia il portale, edificato nei primi decenni del XI secolo incastonando un frammento di cornice romana con foglie e grifi in funzione di architrave. Tre navate coperte a capriate, un transetto sopraelevato con campate a crociera e torre campanaria di origine militare e tre absidi. All’interno della chiesa romanica vennero eseguite alcune decisive operazioni, tra cui il primo prolungamento dell’abside centrale (1448-1449), in seguito (1589) ancora ampliato ed illuminato dalla cupola, l’apertura delle cappelle sulle pareti laterali (post 1448), la creazione della cappella-sacrestia (1452), la copertura della navata maggiore con le crociere (ante 1468) e il livellamento delle aree pavimentali ad un’unica quota (post 1592); inoltre venne, in data imprecisata, eretto un pontile, cui erano addossati quattro altari, fatto abbattere dal visitatore apostolico Bossio nel 1582. Intonacatura della chiesa a strisce bianche e nere fu forse un’operazione fatta nel settecento, dovuta a motivi igienici in seguito a un’epidemia di peste. Al 1859-1860 risalgono invece i primi restauri voluti dal parroco Giacinto Cottolengo e condotti da Maurizio Dufour. Della parte pittorica di questo intervento rimane ad esempio la decorazione delle volte della navata centrale della chiesa. Sono stati invece imbiancati dai recenti restauro altri affreschi e decorazioni di gusto purista. Nel 1925 viene eliminata l’intonacatura a strisce bianche e nere della facciata e rimessa in luce la pietra a vista. Gli ultimi restauri iniziati nel 1961, promossi da padre Enrico di Rovasenda, basati sugli studi di Ennio Poleggi e condotti dagli ingegneri Cesare Fera e Luciano Grossi Bianchi, recuperarono gran parte della zona conventuale.

Interni

A partire dal 1450, l’ambiente pittorico che si andava formando a Genova, complicato ed arricchito dall’arrivo di lombardi, fiamminghi, piemontesi e provenzali, ebbe uno dei suoi centri più fervidi proprio a Castello. Le grandi famiglie degli Spinola e dei Giustiniani facevano a gara per invitare gli artisti più validi ad illustrare le proprie cappelle, mentre la decorazione di tutti gli ambienti comunitari del convento si svolse con il patrocinio dei Grimaldi Oliva. I Brignole Sale con altre famiglie di più recente nobiltà s’avvicendarono all’aristocrazia più antica e invitarono a Castello i più grandi nomi del Seicento genovese: da Luciano Borzone ad Andrea Ansaldo, dal Grechetto a Domenico Piola, da G. Battista Carlone a Gregorio De Ferrari. Sulla parete interna della facciata, a sinistra, l’affresco della Madonna con il Bambino tra San Domenico e San Pietro martire attribuito a Lorenzo Fasolo (periodo genovese 1498-1516). Proviene dalla chiesa di San Domenico, demolita. Al centro vi era la statua marmorea di San Domenico dello scultore Francesco Schiaffino ora trasferito nell’atrio del Teatro dell’Opera Carlo Felice per farvi memoria dei distrutti chiesa e convento di San Domenico. Navata di Destra: La Maddalena di G. Palmieri (prima cappella); San Biagio dei Ragusei di A. Lomi (seconda cappella); San Giovanni Battista, Sant’Antonio e San Tomaso d’Aquino, di Pier Francesco Sacchi, affreschi coevi con Fatti della vita del re Davide e maioliche dipinte di scuola genovese del XVI secolo (terza cappella); Martirio di San Pietro da Verona di Bernardo Castello (quarta cappella); Maria Vergine Assunta di Aurelio Lomi (quinta cappella). Testata del transetto di destra: Monumento funebre del medico-bibliofilo Demetrio Canevari, di Tomaso Orsolino (1626). Cappella dell’abside di destra: Affreschi sulla volta di Bernardo Castello. Sull’altare S. Giacinto veste l’abito di San Domenico di A. Lomi. Coro: Assunta di Antonio Domenico Parodi (fine sec. XVII). Cappella dell’abside di sinistra: Santa Rosa da Lima, Domenico Piola (seconda metà del XVII sec.). Cappella del Crocifisso: Il Cristo moro: il crocifisso in legno a grandezza naturale, per il suo colore è detto Cristo moro. Secondo la tradizione fu importato dai crociati. Quello qui posto è una copia recente, l’originale medievale si trova nella sala Grimaldi Cappella del transetto di sinistra: Altare con La Vergine con le Sante Caterina e Maddalena e l’effige di San Domenico di G. Benedetto Castiglione. A sinistra in alto Miracolo dei pani di F. Boccacino. Navata sinistra: Madonna del Santissimo Rosario, gruppo ligneo di scuola del Maragliano, Gesù disputa con i dottori e Presentazione al tempio, medaglie di G. B. Carlone (quinta cappella); Il beato Sebastiano Maggi entra in Santa Maria di Castello tela di F. Zignano (quarta cappella); San Tommaso d’Aquino di D. Piola (terza cappella); Il transito di San Vincenzo Ferrer attribuito a G.B Paggi, San Vincenzo spiato dalla regina d’Aragona, tela di A. Ansaldo, Predica di San Vincenzo Ferrer fanciullo e scene della vita del santo di Andrea Ansaldo (seconda cappella); polittico delle Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria e Santa Caterina da Siena e scene della vita di Santa Caterina di maestri lombardi XV secolo (prima cappella o Battistero). Sacrestia: Portale maggiore della sacrestia scolpito nel 1452 da Giovanni Gagini e Leonardo Riccomanno su commissione di Lionello e Manuele Grimaldi. Si tratta di uno dei primi e dei più illustri episodi della nuova cultura toscana a Genova. Nella cornice due angeli sorreggono un cartiglio in cui sono elencate le opere donate dai Grimaldi al convento. Accanto al portale è stata sistemata (1984) la Madonna della città, con San Bernardo, opera di G.B. Gagini da Bissone (metà XVII secolo). Le altre due tele sono del Boccaccino (fine del XVIII secolo).

Museo: Sala San Biagio

Il museo è stato ricavato dallo spazio in cui i mercanti lombardi , presenti a Santa Maria di Castello dal 1405, avevano realizzato, nella prima metà del Quattrocento, un ospedaletto contiguo alla loro cappella dedicata a Sant’Ambrogio (attuale cappella del Crocifisso) con relativa sacrestia. Successivamente i domenicani, nonostante le proteste dei lombardi, danno (nel 1581) la concessione di costruire qui una cappella ai ragusei, mercanti della repubblica di Ragusa (Dubrovnik, Croazia), che aveva rapporti di affari coi genovesi. La cappella viene dedicata a Nostra Signora della Misericordia e a San Biagio, protettore dei ragusei. Nel settecento passa ai Brignole Sale, nobile famiglia genovese. Nel 1850 i padri domenicani trasferiscono qui tutte le sculture, i marmi e le lapidi che si trovano sparse per il convento. I restauri hanno rimesso in luce l’originaria struttura quattrocentesca, quella del museo attuale; vi si accede mediante rampa di scale. Nello spazio circolare del vano delle scale si può osservare un affresco con Cristo in gloria “strappato” dalla copertura dell’abside destra della chiesa romanica, attualmente coperta da una cappella seicentesca. Il Cristo decorava la cappella della corporazione dei “Calafati” che a Genova avevano una grande importanza perché rendevano impermeabili le navi rivestendole con la pece. L’autore è perciò chiamato Maestro dei calafati ed apparteneva probabilmente alla bottega di Taddeo di Bartolo, pittore senese presente a Genova fra il 1393 e il 1398, esercitando un forte influsso attraverso l’opera dei suoi allievi. Sono qui collocati circa 150 ex-voto che restituiscono una spontanea immagine della vita sociale e devozionale che circondava la chiesa. Opere conservate nel museo:. - Seguace di Perin del Vaga, Santi Filippo, Giovan Battista e Giacomo, dipinto su tela, primi decenni XVIII. - Anton Maria Maragliano (Genova 1664-1739), Immacolata, scultura in legno policromo, 1720-1725 ca. - Cerchia di Alessandro Magnasco (Genova 1667-1749), Incontro dei Santi San Francesco d’Assisi e Domenico, dipinto su tela, primi decenni secolo XVIII. - Ludovico Brea (nizzardo, notizie dal 1475- morto tra il 1522 e il 1523) e bottega, Conversione di San Paolo Apostolo, dipinto su tavola (polittico), 1514 ca. - “Maestro di Santa Maria di Castello” (attivo nei primi decenni del secolo XIV), Madonna con Bambino, dipinto trasportato su tela, primo quarto secolo XIV. - Barnaba da Modena (notizie dal 1361 al 1386), Madonna con Bambino, dipinto su tavola. - Ludovico Brea, Incoronazione della Vergine o Paradiso, dipinto su tavola, firmato e datato 1513. tra i numerosi personaggi sono probabilmente raffigurati Cosimo de’ Medici con il nipote Lorenzo. - Scultore fiammingo, Incoronazione della Vergine, bassorilievo ligneo con tracce di indoratura, metà del secolo XV. - Pittore ligure (Bernardo Re?, notizie da 1457 al 1462), Madonna con Bambino e due angeli, dipinto su tavola, 1450-1452. - Plastificatore fiorentino, Madonna con Bambino, stucco modellato e policromato, secondo quarto del secolo XV.

Convento

Sulla parete della Loggia dell’Annunciazione, l’affresco, perfettamente conservato, più celebre e più singolare di tutta la decorazione di epoca domenicana: l’Annunciazione di Giusto di Ravensburg, detto anche Giusto di Allemagna, firmato e datato 1451. La galleria è voltata con cinque crociere decorate con foglie fiammeggianti e tondi di scuola di Giusto d’Alemagna. Biblioteca antica ora Sala o Cappella Grimaldi: E’ qui dotato il Crocifisso ligneo che prima del restauro era in chiesa. Sull’angolo della loggia superiore di fronte alla quadrifora, una statua marmorea di Santa Caterina di Alessandria, attribuita a Leonardo Riccomanno.


Le Guide

Sorge sulla collina di Castello, nucleo originario della città. Per quanto riguarda questo edificio, l’Anonimo è molto preciso nell’elencare le cappelle e le opere presenti.
Dell’esterno scrive: «è di architettura gotica, assai grande, e da dieci colonne di pietra, oltre i due piloni della cupola, in tre navi divisa» .
Segue un minuzioso elenco delle cappelle, degli altari e delle opere presenti, particolarmente degno di nota, a parere dell’Anonimo, è: «un bellissimo quadro di S. Sebastiano colpito dalle frecce, decantato per essere di Tiziano. Se non lo è, bisogna confessar francamente, che non possino trovarsi quadri di così esimio Maestro; tale è la grazia, che spira, l’esattezza, e precisione del disegno delle belle proporzioni del nudo, e nella morbidezza delle carni, che è una delle qualità più vantate nel gran Tiziano» .

Il complesso di Santa Maria di Castello, sorge accanto alla Torre degli EmbriaciFederico Alizeri si scusa con i lettori in quanto pare non avesse trovato notizie sulla chiesa, precedenti all’anno 1042. La chiesa venne consacrata nel 1237 e nel 1264, alcuni rogiti citati dall’avvocato, rendono noti alcuni lavori di restauro.
«S.M. di Castello durò collegiata e prepositura fino al 1441 […]. Nel maggior corpo, ed anche in parte nell’esteriore, ritiene l’aspetto che tolse in principio dai costruttori. Il mezzo tondo dell’arco all’ingresso, i capitelli delle colonne, foggiate ancora al bel gusto latino, e l’architrave […] bellissimo avanzo di più antichi scalpelli, consigliano a prima giunta di noverar questa porta fra le altre poche costrutte nel secolo XI e scampate allo strazio della moda e del tempo» .
A metà del 1800, Maurizio Dufour, su richiesta dei “Religiosi dell’Ordine”, si occupò di un complesso ciclo di restauri «è merito loro se i molti marmi o intagliati od iscritti ond’era ricca la chiesa, dispersi via via per girare di tempi, si trovan’ ora raccolti e stabilmente murati nelle cappelle, e tenuti in quel conto che preziosi cimelj, desiderabili alla storia del tempio ed ai fasti dell’arte» .
Alizeri afferma che non descriverà, con dovizia di particolari, tutte le opere presenti, ma che si occuperà esclusivamente delle principali. Le cappelle portano i segni dei cambiamenti architettonici subiti dalla chiesa nel corso dei secoli, diminuite di numero «mutarono anche di fresco lor tavole», in una cappella è visibile una pala d’altare di Ludovico Brea, un’Incoronazione della Vergine che l’avvocato nomina diversamente: «Prezioso gioiello è cotesto […] perché nel numero tragrande delle imagini quante ne cape il soggetto che è la Vocazione dei giusti, potè dimostrarci quanto valesse in ritrarre la natura, in iscegliere i caratteri, in atteggiar le figure; senza dire il pennello dilicato e finissimo da innamorarne e deliziarsene per lunga pezza chi ha gusto educato a bellezza. La scritta da lui fermata coi committenti […] induce a credere che la sepoltura di Cristo dipinta in figure picciole nella predella sia cosa non meno preziosa di Lorenzo Fazolo» .


    Bibliografia

    C. Ceschi, Chiese di Genova, Mondani editore, Genova, 1978.

    F. Caraceni, Chiesa di Santa Maria di Castello, Guide di Genova, Sagep Editrice, Genova, 1975.

    PP. Domenicani di Castello, La Basilica di Santa Maria di Castello in Genova, P. Celanza E C., Torino, 1910.

    E. Poleggi, Santa Maria di Castello e il romanico a Genova, Sagep Editrice, Genova, 1973.

    Ufficio Musei e Beni Culturali della Regione Liguria, Guida a Santa Maria di Castello, Sagep s. p. a., Genova, 1989.

    P. A. R. Vigna, L’antica collegiata di Santa Maria di Castello in Genova, Rossi, Genova, 1859.

    P.A.R. Vigna, Illustrazione storica, artistica ed epigrafica dell’antichissima chiesa di S. Maria di Castello in Genova, Rossi, Genova, 1846.

    Bibliografia Guide

    • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 67-69
    • Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 241
    Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022